Da Economy di gennaio 2021, ecco una sintesi dell’intervista di Sergio Luciano, direttore della testata, a Rocco Abbondanza, Managing Partner di RSM Società di Revisione e Organizzazione Contabile S.p.A.
Dopo la Pandemia, dalla quale nessuno sa di preciso come ci riprenderemo perché le variabili in gioco sono infinite, di certo alcune cose sono evidenti: sono certamente avvantaggiate le aziende digitali e quelle più orientate all’export.
Prevedere tutti i trend è impossibile, dunque bisogna cercare le poche cose sicure.
L’innovazione è l’unico criterio che non tradisce, dall’invenzione della ruota fino ai nostri giorni.
Essere follower e aver successo copiando è riuscito a molti in passato, ma nel dopo-Covid non sarà più possibile, non se ne avrà più il tempo.
Il cambiamento va capito e intercettato mentre accade.
Nel ciclo normale prima di innovare si tiene d’occhio la profittabilità, dopo il Covid siamo obbligati a capire che in certi business la profittabilità tradizionale non esiste più, quindi per agganciare una ripresa che duri bisogna reimmaginare il proprio modello di business nei prodotti e nei processi, monitorando quel che succede sul mercato per non perdersi nessun possibile stimolo.
Nel mondo pre Covid alcuni business erano più protetti dalla configurazione tradizionale, mentre nel mondo post Covid le variabili travolgono qualsiasi settore.
Quindi ci si deve dedicare alle novità, guardare al proprio interno con severità e costruttività, guardare ai nuovi mercati per costruire il nuovo.
È cruciale la capacità di ripensare, generare, ma seguendo un percorso disciplinato.
Il mercato ha estremo bisogno di assurance
Bisogna fare tesoro di quel che è successo per non farci cogliere di sorpresa, pertanto il tema chiave è riuscire a creare innovazione.
Il processo globale di rivisitazione dei business porterà a qualcosa che non abbiamo ancora e che non sappiamo come sarà, quindi dobbiamo essere più efficienti, organizzati e autosufficienti.
Dobbiamo dare maggior peso alla capacità di essere autonomi rispetto alla storica interdipendenza del passato, monitorare tutte le opportunità, naturalmente quindi anche quelle che arrivano dalle istituzioni,
Per finanziare tutto questo si inizia a parlare di crowdfunding o di minibond o di quotazioni in Borsa, anche se di solito ci si concentra su metodi classici e rapporti bancari.
Le Pmi italiane, di regola, non hanno ancora le dotazioni per destreggiarsi in questo contesto, gli imprenditori dovrebbero evolvere, aggregarsi, superare l’ossessione dell’autonomia nel piccolo, ma il tema si gioca anche sul piano istituzionale e quando si parla di monetizzazione del debito vanno superati i vecchi tabù.
L’Europa sta facendo dei passi significativi e la Bce ha acceso un faro sull’euro digitale.
Una criptocurrency ufficiale avrebbe già potuto accelerare tanti processi, fare rimesse dirette con moneta dematerializzata evitando di arrivare alle imprese e alle persone tramite il sistema bancario che comporta numerosi passaggi. La tecnologia permetterebbe ai consulenti globali di saltare sostanzialmente tutti gli intermediari anche quelli finanziari.
Bisogna sforzarsi di anticipare, dunque, le future necessità e indicare ai clienti le nuove strade da imboccare.
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