I manager italiani in un pregevole lavoro di Federmanager e dell’Osservatorio 4.Manager (clicca qui per leggere lo studio completo) indicano la rotta per favorire lo sviluppo sostenibile.

Dalla survey, che ha visto il coinvolgimento di 1.211 manager, emerge che al primo posto fra le urgenze trova l’accesso ad una istruzione di qualità.  Il cambiamento climatico viene subito dopo.

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Fonte: Osservatorio 4.Manager

La conclusione dei manager italiani induce ad una riflessione sulla visione ESG in una fase in cui la dimensione “E” (Ambiente) sta prevalendo sulle altre due dimensioni “S” (Sociale) e “G” (Governance). Sotto questo profilo, la sostenibilità non coincide necessariamente con l’ambiente. L’attenzione riservata ai rischi di transizione climatica è senza dubbio prevalente per gli effetti dannosi che comporta sull’ambiente e sui settori economici, ma l’esperienza dell’emergenza Covid ha insegnato che la dimensione economica è indissolubile dalla dimensione sociale e dal buon governo delle organizzazioni pubbliche e private.

La tematica è in piena evoluzione sia sugli aspetti regolamentari che da parte degli operatori del mercato.

L’industria finanziaria negli ultimi anni ha fatto un passo avanti con l’emanazione del nuovo Regolamento Europeo Disclosure, entrato in vigore lo scorso 10 marzo, che fornisce un indirizzo sull’informativa ESG legata ai prodotti finanziari (“Regolamento SFDR”). La Borsa Italiana, che fa parte della Sustainable Stock Exchanges Initiative sostenuta dalle Nazioni Unite con il fine di supportare la transizione ad un’economia a basso impatto ambientale consente già da anni di individuare nel comparto delle obbligazioni quotate un segmento dedicato ai Green e/o Social Bond.

Dal lato delle imprese ed in particolar modo delle Pmi, invece, si riscontra una situazione differente. Le aziende sono confuse dal bombardamento quotidiano di termini e dati sulla sostenibilità, sulla transizione, sull’economia circolare, sulla parità di genere ma molte non riescono ancora a distinguere il confine fra la propaganda e le iniziative che realmente contribuiscono allo sviluppo sostenibile. Gli imprenditori hanno comunque compreso che comunicare le informazioni ESG è sinonimo di value proposition, ma la maggior parte non ha ancora un’idea di come mettere in pratica le azioni per diventare un’impresa sostenibile. È una situazione che non può certamente addebitarsi alle aziende. La proliferazione di glossari e di rating ha contribuito al problema.

Ritornando alla priorità dei manager italiani di puntare con urgenza all’istruzione di qualità si condivide in pieno l’affermazione che lo sviluppo sostenibile non possa prescindere da un’adeguata formazione dei protagonisti del passaggio a questo nuovo paradigma della Sostenibilità Competitiva.

Un percorso istruttivo utile passa attraverso l’approfondimento di alcuni elementi essenziali che caratterizzano la sostenibilità: le norme, i dati e le risorse finanziarie.

  • Le norme.

E’ fondamentale partire dal Framework normativo di riferimento come ad esempio la Direttiva 2014/95EU ( Non Financial Reporting Directive), l’European Green Deal della Commissione Europea o il citato Regolamento Europeo “Disclosure.

  • I dati.

Conoscere e utilizzare i dati e le informazioni chiave che caratterizzano lo sviluppo sostenibile è un prerequisito importante da acquisire. Si tratta dell’insieme di indicatori quantitativi e qualitativi, ognuno espresso con specifiche unità di misura e relative soglie. Il bagaglio tecnico è fondamentale per comprendere come l’attività dell’impresa incida sui propri stakeholder e come, viceversa, gli impatti ambientali e sociali incidano sull’ impresa stessa. Oggi sono diffusi diversi modelli informativi di riferimento e guide riconosciute a livello internazionale come ad esempio gli standard di rendicontazione del Global Reporting Standard (GRI). A breve l’Unione Europea pubblicherà il Regolamento sulla Tassonomia che contribuirà a uniformare il linguaggio.

  • Le risorse finanziarie.

Sempre di più le agevolazioni, le misure e gli incentivi vengono indirizzati agli investimenti che prevedono miglioramenti in ambiti sociali e ambientali. Le imprese sostenibili sono le prime beneficiarie di tali risorse. La conoscenza delle misure a favore dello sviluppo sostenibile è fondamentale per orientare le decisioni delle imprese.

Dotarsi di queste conoscenze è essenziale per adottare le migliori decisioni sulla propria strategia di sostenibilità ed avviare un piano di azioni e interventi. Il Piano di sostenibilità non dovrà prevedere solo investimenti materiali ma anche la realizzazione di attività intangibili come le attività di ricerca e sviluppo e investimenti tecnologici per il miglioramento delle condizioni di vita, l’adozione di policy per ridurre le disuguaglianze, le iniziative verso i propri dipendenti ed altre azioni, ricordando che al centro di tutto oltre la CO2, l’economia circolare e le risorse energetiche c’è l’uomo con i suoi valori fondamentali.

Per cogliere le opportunità derivanti dal passaggio al nuovo paradigma dello sviluppo sostenibile, RSM ha sviluppato un team ad hoc, il Sustainability Services ESG Strategy.

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