Sul Sole 24 Ore di quest’oggi, Maria Lucia Di Tanna e Davide Greco commentano la sentenza n. 30800 della Corte di cassazione pubblicata in data 2 dicembre 2024 in materia di redditi di lavoro dipendente di fonte estera: nel caso di specie provenienti dagli Stati Uniti d’America. 

La pronuncia è interessante poiché affronta in modo estremamente puntuale la disciplina pattizia relativa ai redditi da lavoro dipendente contenuta all’interno dell’articolo 15 delle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni (nel caso di specie in quella tra Italia e Stati Uniti). Vengono, in particolare, offerti chiarimenti in ordine al rapporto tra la disciplina contenuta nel secondo periodo del paragrafo 1 (tassazione concorrente) e quanto disposto, invece, dal paragrafo 2 (tassazione esclusiva nello Stato della residenza). 

Sarebbe, infatti, stato ricordato che la tassazione esclusiva nello Stato della residenza costituisce una deroga alla regola generale, in materia di redditi da lavoro dipendente, della tassazione concorrente. Affinché, infatti, si abbia tassazione esclusiva nello Stato di residenza del lavoratore risulterà necessario che si rispettino tre requisiti, ovvero:

  • soggiorno del lavoratore nello Stato della fonte per non più di 183 giorni;
  • compenso pagato da un datore di lavoro non residente dello Stato della fonte;
  • compenso pagato da una SO, del datore di lavoro, non localizzata nello Stato della fonte.