È finito il tempo della teoria e dei dibattiti. A breve, già a partire dall’inizio del 2021, le banche dovranno condurre una autovalutazione sulla propria capacità di gestire i rischi ambientali e climatici e di comunicarli.
La BCE, congiuntamente alle autorità nazionali competenti fra le quali figura la Banca d’Italia, ha pubblicato, con applicazione immediata, la Guida che ha lo scopo di garantire l’applicazione omogenea di elevati standard di vigilanza in tutta l’area dell’euro sui rischi climatici e ambientali e illustra come le banche dovrebbero gestire tali rischi e comunicarli al pubblico con chiarezza.
La disciplina dell’analisi e della gestione dei rischi ambientali è ancora all’inizio. La BCE ha riscontrato, infatti, che la maggioranza delle banche dell’area Euro non dispone di strumenti per valutare l’impatto dei rischi ambientali e climatici sui bilanci e che solo un numero esiguo di banche ha integrato completamente i rischi climatici e ambientali nel proprio sistema di gestione dei rischi.
Anche nella comunicazione le banche risultano in ritardo. Sono pochi gli enti che hanno reso nota l’informativa sui rischi climatici e ambientali.
Lo sviluppo della materia dei rischi climatici e ambientali in ambito di vigilanza parte dal quadro prudenziale vigente rappresentato dalla direttiva europea bancaria sul capitale CRD IV (Capital Requirement Directive), ben nota da anni alle banche come Basilea III, che ha come principale riferimento la generazione e la conservazione del capitale.
I rischi climatici e ambientalivanno pertanto intesi prevalentemente come rischi di perdita o di erosione del capitale bancario dovuti al peggioramento della situazione finanziaria dei clienti mutuatari e di altri clienti appartenenti a settori a bassa resilienza rispetto ai cambiamenti climatici e ambientali.
Quali sono principali rischi climatici e ambientali?
I rischi del cambiamento climatico vengono suddivisi in due principali categorie:
- il rischio fisico che comporta danni materiali e un calo della produttività con una conseguente interruzione della catena produttiva a causa dei cambiamenti climatici, degli eventi metereologici straordinari, del graduale mutamento climatico, del degrado ambientale e atmosferico;
- il rischio di transizione ovvero la perdita finanziaria in cui può incorrere un ente, a seguito del processo di sistemazione verso un’economia più sostenibile, ad esempio l’adozione improvvisa di politiche climatiche e ambientali, il progresso tecnologico e il cambiamento dei mercati e quindi della fiducia.
Con la guida sui rischi climatici la BCE si aspetta che le banche intervengano prioritariamente su queste 4 aree:
- Modello di business e strategia aziendale per dare una pronta risposta al mercato;
- Coinvolgimento della Governance e inclusione dei rischi climatici nel framework di riferimento;
- Implementazione del sistema di gestione e misurazione dei rischi di credito, operativi di mercato e di liquidità influenzati dai rischi climatici e ambientali;
- Aumentare la pubblicazione delle informazioni significative e delle metriche fondamentali sui rischi climatici e ambientali.
Le “aspettative “della BCE pubblicate in questi giorni forniscono ai board delle banche un formidabile stimolo ad avviare gli interventi richiesti a partire dall’autovalutazione sulla capacità di gestire e comunicare i rischi climatici e ambientali.
Contatta Raffaele Mazzeo, Head of Sustainability Services RSM, per saperne di più.
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