Per invogliare le aziende ad investire sulle figure femminili, il Codice delle Pari opportunità ha introdotto la Certificazione della parità di genere.
Ecco come funziona e l’approccio di RSM

 di Gabriele Bray* e Lorena Cannizzaro**

 

Per responsabilizzare le aziende sulla necessaria e imprescindibile forza lavoro femminile nella prospettiva di crescita in tutte le aree di business, e rendere concretamente possibile la corsa alla pari tra donne e uomini per le ambite posizioni apicali, si è resa necessaria la creazione di un sistema di agevolazioni ad hoc (significative!) con il preciso fine di invogliare le aziende ad investire sulla figura femminile.

Il legislatore, con l’approvazione e l’entrata in vigore della Legge 162/2021, che, pertanto, costituisce un’ulteriore importante tappa al contrasto del gender gap, ha perseguito il precipuo obiettivo di garantire (finalmente!) una tutela sostanziale, oltre che formale, con un evidente cambio di rotta rispetto al passato: predisporre un nuovo sistema “a punti” per le aziende, spendibile a proprio vantaggio in ambito di procurement ed appalti, oltre agli sgravi fiscali già menzionati.

In questa nuova e più accurata cornice normativa, merita particolare attenzione l’introduzione della Certificazione della parità di genere, prevista dal nuovo articolo 46 bis del Codice delle Pari Opportunità.

La Certificazione ha il compito di attestare le politiche e le misure concrete adottate dalle aziende per ridurre il divario di genere. Per le aziende in possesso della Certificazione viene introdotto un sistema premiale di parità per l’anno 2022, consistente in un incentivo sotto forma di esonero contributivo determinato in una misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda.

Inoltre, alle aziende in possesso della Certificazione, è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione, da parte delle autorità titolari di fondi europei, nazionali e regionali, delle proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

Nei bandi di gara, invece, le amministrazioni appaltanti indicano i criteri premiali che intendono applicare nella valutazione delle offerte a favore delle aziende in possesso della Certificazione.

In attesa dei decreti attuativi, nella Gazzetta Ufficiale del 1° luglio 2022 è stato pubblicato il DM della Presidenza del Consiglio che definisce i parametri minimi, le modalità di acquisizione della Certificazione e soprattutto quali sono gli enti deputati al rilascio della stessa. All’assenza dei decreti attuativi della Presidenza del Consiglio dei ministri si è ovviato con la prassi di riferimento Uni/ Pdr 125:2022 che, a seguito di un proficuo dialogo tra più rappresentanze istituzionali, rappresenta un’equilibrata sintesi tra gli aspetti generali e politici delle misure e le prescrizioni tecniche necessarie all’ottenimento della Certificazione della parità di genere.

Oggi la prassi Uni/PDdr: 125:2022 rappresenta il vero punto di partenza a supporto del cambiamento culturale nelle organizzazioni aziendali per l’attuazione di una più equa parità di genere, cui il Pnrr punta entro il 2026.

Per far sì che le azioni adottate dalle aziende confluiscano nell’obiettivo di raggiungere una parità di genere sostanziale, la prassi di riferimento definisce sei aree di indicatori attinenti alle differenti variabili che possono contraddistinguere un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere. Le aree di valutazione sono: cultura e strategia, governance, processi di gestione delle risorse umane, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Per ciascuna area di valutazione sono previsti specifici indicatori di performance (Kpi) attraverso i quali misurare il grado di maturità dell’organizzazione attraverso un monitoraggio annuale e una verifica ogni due anni, per dare evidenza del miglioramento ottenuto grazie alla varietà degli interventi messi in atto o del remediation plan attivato. Per quanto concerne la certificazione della parità di genere, Rsm, attraverso specifiche expertise maturate nell’ambito della sostenibilità sociale, può supportare il cliente durante tutto il processo di certificazione.

Detto supporto si traduce nell’utilizzo di un tool che è stato realizzato da Rsm con il preciso obiettivo di assistere il cliente nella progettazione e implementazione del sistema di gestione della parità di genere, in conformità alle linee guida previste dalla menzionata prassi di riferimento Uni/Pdr 125:2022. Il tool facilita la raccolta delle informazioni e dei dati “interni”, supportando quindi il cliente in una sorta di self assessment sulla parità di genere, e assegna uno score complessivo che serve al cliente per capire quali azioni è necessario intraprendere per adottare un sistema di Kpi sulla gender equality che sia conforme alle linee guida della prassi.

Una volta implementato il sistema di gestione, RSM, è in grado di supportare il cliente in tutte le fasi relative all’iter di certificazione, attraverso l’organizzazione e la gestione dei link con gli opportuni organismi di valutazione della conformità ad oggi autorizzati a rilasciare la certificazione.

 

* Manager Team RiCo
Risk & Compliance Services – RSM Spa

**Assistant Team RiCo
Risk & Compliance Services –RSM Spa