Articolo di Lara Conticello, Associate Partner RSM S.p.A., pubblicato su Economy di Dicembre 2024.

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Il percorso di Legalità delle filiere del settore moda dovrebbe approdare a breve alla stesura definitiva di un protocollo di intesa promosso dalla Prefettura e dal Tribunale di Milano, per il contrasto al fenomeno del Caporalato, che stabilisce l’istituzione della piattaforma anti-caporalato. Qualcosa di simile si è già visto nel mondo della logistica, con il protocollo di intesa del 18 luglio 2024 riferito alla trasparenza dei contratti di appalto nel settore della logistica e nel settore agricolo con la Legge 12 luglio 2024, n. 101, che prevede l’ ’istituzione, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Sistema informativo per la lotta al caporalato nell'agricoltura (articolo 2-quater).

Nel caso del settore della Moda la posta in gioco è molto più alta. E vediamo perché.

L’obiettivo dell’accordo è chiaro: assicurare la trasparenza lungo tutta la filiera (dal primo fornitore all’ultimo sub fornitore), rendere quindi manifesto il processo e le logiche di produzione del prodotto tutte informazioni “sensibili” per il settore della moda.

La profilazione all’interno della “Piattaforma di Filiera” dovrebbe essere su base volontaria. Le aziende al momento dell’adesione si impegnano all’aggiornamento costante dei dati inseriti, che faranno riferimento alle macroaree:

- Composizione della filiera e relativa contrattualistica;

- Informazioni generali delle singole imprese componenti e loro organizzazione (n.d.r. visure camerali, bilanci approvati ecc.);

- Rispetto della normativa giurislavoristica e previdenziale, regolarità fiscale;

- Rispetto della normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;

- Documenti relativi all’ambito produttivo.

Il protocollo di adesione, in prima battuta riguarderà le aziende della Lombardia, che sul totale del territorio pesa circa il 14%. Gli adempimenti richiesti saranno strutturati a seconda delle dimensioni dell’azienda (impresa “piccola” fatturato annuo 2,5 milioni di euro, impresa “media” fatturato annuo da 2,5 a 25 milioni di euro, impresa “grande” fatturato maggiore di 25 milioni di euro). La consultazione dei dati sarà consentita sia alla capo fila (committenza) che alle imprese appartenenti alla filiera. L’obiettivo è anche quello di consentire l’integrazione dei dati e delle informazioni inserite con le banche dati dell’Ispettorato del Lavoro, Inps, Inail, Camere di Commercio. La sperimentazione durerà un anno e verrà istituito un tavolo di “Monitoraggio” composto da tutte le parti stipulanti il Protocollo di intesa, coordinato dalla Prefettura di Milano.

Per tutti gli operatori aderenti alla piattaforma sono previste delle premialità:

- Il certificato di filiera della validità di sei mesi rinnovabile e subordinato all’aggiornamento della documentazione caricata in piattaforma;

- Il riconoscimento premialità specificamente istituite dalla regione Lombardia, come misure di incentivazione alle imprese. 

Le imprese aderenti alla filiera si assumono l’obbligo di adempiere ad alcuni impegni contrattuali, che saranno oggetto dei contratti stipulati tra le parti. Ad esempio, nelle clausole generali di contratto e/o nei contratti di appalto e fornitura dovranno essere precisati gli obblighi del fornitore:

- di aderire alla piattaforma di filiera, inserendo la documentazione obbligatoria richiesta;

- di comunicare preventivamente al committente, se intende esternalizzare in tutto o in parte la produzione, prevedendo delle clausole di approvazione da parte del committente;

- di consentire audit e verifiche periodiche a sorpresa, anche presso i subfornitori;

- in caso di subfornitura,  il fornitore di I livello (nella catena di fornitura) si impegna a far sottoscrivere al subfornitore condizioni generali di fornitura che devono prevedere l’esistenza di informazioni simili a quella della “Piattaforma di Filiera”;

- i contratti dovranno prevedere ipotesi di risoluzione contrattuale nel caso di adempimenti non sanabili.

Va da sé che i Brand dovranno dotarsi, se non lo hanno ancora fatto, di una procedura di “Valutazione del Fornitore” che preveda specifiche linee guida in tema di accreditamento, selezione, monitoraggio, accettazione del proprio Codice di Condotta e della Parte Generale e Speciale del Modello di Organizzazione Gestione e Controllo ex D.lgs 231/2001. Non solo, dovranno essere previsti specifici corsi di formazione, anche e non soltanto su come condurre in filiera le verifiche.

Una questione al momento resta aperta. I dati riportati nella piattaforma sono dati produttivi e commerciali che espongono il nostro “Made in Italy” al rischio di perdita di informazioni sensibili. Il livello di riservatezza e protezione delle informazioni deve garantire alle imprese aderenti alla piattaforma di non perdere il proprio posizionamento all’interno della catena di filiera, a causa di manovre commerciali e strategiche “scomposte” da parte di terzi, esterni alla filiera che, sono entrati in possesso dei “segreti” produttivi delle collezioni. Nel settore della moda, il segreto industriale rappresenta un asset strategico fondamentale, proteggendo le conoscenze interne, i processi di produzione e il know-how che conferiscono un vantaggio competitivo ai marchi.

Questo aspetto riguarda tecniche di produzione uniche, formule di lavorazione tessile, metodi di finissaggio, ma anche informazioni relative a fornitori, mercati target e strategie di marketing. A differenza di altri ambiti come la tecnologia, dove i brevetti sono comunemente impiegati, il ricorso al segreto industriale è preferito poiché garantisce una protezione teoricamente illimitata nel tempo, purché tali informazioni rimangano riservate. I segreti industriali sono l’elemento distintivo delle collezioni. I Brand si distinguono spesso non solo per il design ma per l’innovazione nelle tecniche di produzione e per l’esclusività dei materiali inseriti nel processo produttivo. È necessario quindi prevedere meccanismi di trasparenza della filiera, ma che proteggano il know-how produttivo, inclusi dettagli come i metodi di cucitura, trattamenti delle pelli e composizioni tessili sviluppate appositamente per le singole collezioni.

Ecco perché rispetto al protocollo di intesa del 18 luglio 2024 del settore della logistica, o al sistema informativo istituito con la legge del 12 luglio 2024, per la lotta al caporalato nell’agricoltura, la posta in gioco in questo caso è molto più alta. La protezione del segreto industriale nel settore moda continua a rappresentare una sfida centrale per il mantenimento della competitività, soprattutto in un contesto di mercato globalizzato e altamente competitivo. L’equilibrio tra innovazione e protezione delle informazioni rimane una priorità strategica per le aziende. La lotta al caporalato è necessaria e doverosa, così come la protezione delle nostre aziende del “Made in Italy” sane.